Errori da Evitare nel Curriculum

Il Curriculum Europeo è il mezzo che usiamo per presentarci, per questo deve essere fatto in modo esemplare e quanto meglio possibile. Di seguito vi riportiamo le 10 cose da evitare per compilare un Curriculum Europeo.

Eccessivi dettagli sulla nostra vita
Nel Curriculum Europeo dobbiamo inserire delle informazioni personali, come ad esempio il nostro nome, l’ email, il telefono ecc. Oltre i vari indirizzi e contatti cerchiamo di non inserire cose che sono inutili, così facendo perdiamo dei punti agli occhi del lettore. Chi sta leggendo se vuole sapere di più può chiederlo. Ipotesi inversa invece quando di tratta del sociale, lì possiamo ampliare di più il discorso del personale.

Esperienze di lavoro irrilevanti
Si sconsiglia decisamente di inserire delle esperienze lavorative di poco conto o che non sono a stretto contatto con il posto per il quale ci stiamo candidando. Quindi è inutile scrivere pagine intere di passate esperienze quando poi sono di poca importanza o non hanno un nesso con quella per il quale ci stiamo candidando.

Inserimento della Fotografia di Default
Le risorse umane di un’ impresa non possono fare delle differenze o delle scelte in base all’ aspetto estetico. Inserire una foto al Curriculum Europeo non è obbligatorio, almeno che se non è richiesta, la risorsa può anche chiederla in sede di colloquio giusto per associare il CV ad un volto, ad una persona. Discorso che, ovviamente, non vale nelle professioni o nei concorsi in cui viene chiesta una bella presenza, tipo modello/a, attore ecc.

Aspettative di guadagno, meglio non parlarne
E’ consigliato, almeno in sede di candidatura, non parlare di guadagno. Se proprio ci viene chiesto in colloquio teniamo sul vago, rispondendo “da XXX a YYY”. L’ argomento può essere trattato poi più esplicitamente quando la possibilità di essere assunti è più alta.

Inserire Lavori o Esperienze inventate
Essere sinceri ed onesti spesso premia. Non bisogna per forza nascondere magari dei periodi in cui non abbiamo lavorato, oppure degli episodi negativi nel nostro percorso lavorativo. Gli errori ci formano, magari nella lettera di presentazione possiamo scrivere cosa abbiamo imparato dagli errori commessi. Così facendo possiamo creare una buona immagine di noi, matura e professionale.

Stesso discorso valevole per le competenze. Non diciamo, ad esempio. Di parlare bene l’ inglese quando poi non è così.

Informazioni riservate
Alcuni mestieri spesso richiedono riservatezza, o perché si lavora con dati sensibili, o perché si lavora per un progetto in grande riservatezza. Queste informazioni non devono essere divulgate in alcun modo. Si parla di un’ etica professionale fondamentale, quindi cerchiamo di non scrivere informazioni che ci possono mettere in cattiva luce e che ci possano far apparire come una persona su cui non si può fare affidamento.

Non evidenziare i nostri Aspetti negativi
Il Curriculum deve dare un’ immagine di noi pulita, deve risaltarci, quindi cerchiamo di non parlare molto, o meglio, non risaltare, i nostri aspetti negativi. Magari rigiriamoli a nostro favore, gli insegnamenti che ci danno quando sbagliamo ecc.

Evitare di essere troppo Pieni di Se e Presuntuosi
Va bene metterci in evidenza, ma spesso esagerare vuol dire sforare ed entrare nella presunzione che non vi gioca di certo a vostro favore. Non inserite quindi, come già detto, esperienze o eventi che per il vostro trascorso possono sembrare improbabili, siate veri e sinceri, fate capire e sottolineate il fatto che volete crescere professionalmente imparando.

Non porsi subito degli Obiettivi Professionali
Gli obiettivi che vogliamo raggiungere li teniamo in testa, non è necessario scriverli nel Curriculum Europeo. Almeno che non siamo dei neo laureti che dobbiamo seguire un certo iter professionale.

Evitare di Scrivere un Curriculum Vitae Lungo e Noioso
Si sconsiglia in ogni modo scrivere un Curriculum Europeo molto lungo che può risultare noioso per chi legge, si ricorsa che un buon Curriculum deve essere scritto correttamente, deve essere completo, e non più lungo delle 3 pagine A4.

 

Ordini di Borsa – Quali Sono

Il singolo investitore non può acquistare o vendere strumenti finanziari direttamente in Borsa, ma per le sue transazioni deve affidarsi ad un intermediario autorizzato (banca o SIM) al quale dovrà espressamente indicare di volta in volta, l’esatto strumento finanziario su quale deve essere eseguito l’ordine, la quantità ed eventualmente il prezzo.

Nel momento in cui si vuole effettuare una compravendita, la prima decisione da prendere riguarda la scelta tra le diverse alternative di un ordine:

Ordine al meglio (market): sono disponibile ad acquistare o a vendere una determinata quantità di titoli al prezzo in quel momento in vigore sul mercato. Questo può essere considerato un ordine rischioso in quanto non si è mai sicuri del prezzo al quale viene conclusa la transazione.

Ordine con limite di prezzo (limit): sono disponibile ad acquistare un titolo ad un prezzo non superiore ad un determinato valore o a vendere ad un prezzo non inferiore ad un determinato valore.

Ordine curando: ossia per le mie transazioni mi affido all’esperienza dell’intermediario, sarà lui a scegliere per me le migliori proposte che si presenteranno nella giornata.

All or none (tutto o nulla): sono disponibile a vendere e ad acquistare solo esclusivamente ad un certo prezzo e per una determinata quantità, se così non avviene l’operazione viene annullata.

Stop: l’odine di vendere o comprare parte solo dal momento in cui il prezzo del titolo raggiunge una soglia prestabilita; da quel momento in poi l’ordine si trasforma in un ordine al meglio.

Day (giornaliero): sono disponibile ad acquistare e a vendere ad un certo prezzo ma se tale prezzo non è raggiunto alla fine della giornata borsistica l’ordine viene cancellato.

Open (good till cancelled, valido finché non cancellato): sono disponibile a vendere o ad acquistare senza nessun nessun limite temporale fino a quando l’ordine non è eseguito o cancellato, viene cancellato automaticamente se non eseguito alla fine del mese.

OPV e OPA – Cosa Sono

Le Offerte Pubbliche di Vendita (OPV) o Initial Pubblic Offering (IPO), secondo la terminologia inglese, sono quelle operazioni finanziarie con cui delle società collocano quote più o meno grandi del capitale sociale (azioni), accedendo in questo modo alla quotazione in Borsa.

Tali offerte prevedono la pubblicazione di un prospetto informativo, approvato dalla CONSOB, che riporta le principali informazioni sul titolo e sull’offerta; generalmente le OPV riguardano la collocazione sul mercato delle azioni già esistenti e che erano nelle mani di precedenti azionisti. Esse in Italia negli ultimi anni sono aumentate notevolmente, grazie anche alla spinta verso la privatizzazione di numerose aziende da parte dello Stato ed all’ingresso di numerose piccole e medie aziende in Borsa, soprattutto nel Nuovo Mercato.

Le Offerte Pubbliche di Sottoscrizione (OPS) sono, invece, delle operazioni finanziarie attraverso cui vengono collocati sul mercato titoli di nuova emissione e la società in oggetto procede ad un aumento di capitale destinato alla quotazione: l’azienda emette nuove azioni e l’introito finisce nelle casse dell’azienda che può in questo modo finanziare i suoi progetti di espansione ed investimento.

L’Offerta Pubblica di Acquisto (OPA) è un’operazione finanziaria in cui un soggetto chiede al mercato di acquistare tutti i titoli di una determinata società ad un prezzo predefinito e, salvo successive operazioni di nuova offerta al mercato, il titolo viene ritirato dalla vendita se l’adesione all’offerta è totalitaria. L’OPA quindi serve a mettere sullo stesso piano tutti gli azionisti che possono così decidere di cedere le loro azioni tutti alle stesse condizioni, evitando che nel caso del passaggio del controllo di una società da un’azionista ad un altro, gli unici a beneficiare fossero solo gli azionisti di controllo e non anche i piccoli azionisti.

Indici di Borsa – Cosa Sono

Gli indici di Borsa svolgono un ruolo fondamentale nel panorama delle contrattazioni, in quanto permettono di avere una visione chiara dell’andamento di un determinato mercato: basta confrontare il valore assunto dal rispettivo indice di Borsa in due date differenti, oppure in tutte le giornate all’interno di un determinato periodo. Gli indici sono espressi in funzione di una base che può assumere valori diversi a seconda del tipo di indice: in centesimi oppure in millesimi. Gli indici di Borsa, calcolati perlopiù sulla base dei prezzi ufficiali, sono ottenuti come medie dei prezzi dei titoli presenti in un dato mercato o su un particolare segmento di mercato e sono uno strumento immediato per valutare in quale direzione si sta muovendo il mercato azionario e con quale intensità. I due principali indici del mercato azionario italiano sono il Mib e il Comit, che riassumo in un unico valore le quotazioni a prezzi ufficiali di tutti i titoli trattati sul mercato. Tuttavia l’unica vera e propria differenza fra i due è la base: per il Comit la base è rappresentata dalla quotazione media di mercato nel 1972 ed essa è posta uguale a 100, per il Mib la base è fissata pari a 1000, sia nella versione storica dell’indice (base 2 gennaio 1975) sia in quella corrente (capitalizzazione di mercato alla fine dell’anno precedente.

Il Comit tiene conto di tutti i titoli quotati alla Borsa di Milano ed è calcolato come media dei prezzi ufficiali di Borsa dei singoli titoli ponderati per le rispettive capitalizzazioni (i titoli più importanti nel listino, come ad esempio Telecom, Eni, Enel..ecc. hanno un peso maggiore nel determinare l’andamento dell’indice); esso viene calcolato solo una volta al giorno dopo la chiusura della sessione ufficiale del mercato.

Il Mib, calcolato in base alla capitalizzazione di mercato alla fine dell’anno precedente, è un ottimo indicatore in quanto consente di sapere immediatamente quale sia stata la performance di Borsa da inizio anno. Se, ad esempio, il Mib corrente assume valore pari a 1.100 punti, significa che la Borsa da inizio anno è cresciuta del 10%.

Infatti (1.100 – 1.000) = 100

(100 / 1.000) = 0,1

(0,1 * 100) = 10%

 

Oltre agli indici generali, la cui funzione è quella di rappresentare in maniera sintetica l’andamento di tutto il mercato azionario, ci sono anche degli indici parziali che evidenziano la quotazione soltanto di un gruppo di titoli, classificati in base ad uno specifico criterio. Il vantaggio più evidente del calcolo di questi indici parziali è quello di dare un’indicazione dell’andamento dei titoli più richiesti dal mercato; generalmente hanno una buona rappresentatività dell’andamento generale in quanto i titoli che li compongono costituiscono di norma una quota molto elevata della capitalizzazione del mercato (dal 70% in su).

Mib30 ed il Midex : il primo considera i 30 titoli più importanti della Borsa Italiana, il secondo prende invece in considerazione i 25 titoli a media capitalizzazione (quelli subito successivi come importanza ai 30 titoli che fanno parte del Mib30). La Borsa Italiana rivede periodicamente la composizionej del Mib30 e del Midex in base ad alcuni indicatori statistici (criteri della liquidità e della capitalizzazione). La revisione viene effettuata semestralmente (marzo e settembre) anche se sono previste delle revisioni straordinarie in caso di fusioni tra società sui titoli che fanno parte di questi indici.

Come Funziona il MOT

Il Mercato Telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato (MOT) è il comparto della Borsa Italiana S.p.A. in cui si negoziano obbligazioni diverse dalle obbligazioni convertibili e Titoli di Stato, in quantitativi minimi (lotti minimi) o lo multipli (art.4.4.1 del regolamento dei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa Italiana S.p.A.); la Borsa Italiana stabilisce i quantitativi minimi negoziabili bilanciando, le esigenze di funzionalità del mercato, l’agevolazione all’accesso al mercato stesso da parte degli investitori istituzionali e l’economicità nell’esecuzione degli ordini. Il MOT è un mercato finanziario al dettaglio, nato nel luglio del 1994 dall’unificazione in un unico mercato telematico delle 10 borse valori italiane. Esso è un mercato ad asta, in cui il sistema di negoziazione è strutturato in maniera da accoppiare gli ordini sulla base del prezzo (la priorità è data a chi è disposto a pagare di più) e delle quantità e, a parità di prezzo, si da la precedenza all’ordine emesso per primo. Le transazioni scaturiscono dall’incrocio di proposte di negoziazioni (PDN); le PDN sono ordinate automaticamente per ciascun strumento in ordine di prezzo, decrescente se in acquisto e crescente se in vendita. Gli strumenti finanziari negoziati sul MOT sono suddivisi in cinque segmenti di mercato, in base alla natura dell’emittente e del tipo di interesse:

BOT, BTP, CTE, CTZ;

CCT e CTO;

Obbligazioni denominate in lire;

Obbligazioni denominate in euro;

Obbligazioni denominate in valuta estera.

Inoltre, l’art.4.4.2 del Regolamento stabilisce una ulteriore ripartizione degli strumenti di ogni segmento sulla base di indicatori rilevati periodicamente quali il tipo, valore nominale e la liquidità. Gli orari di negoziazione sono diversi per ciascun segmento: la Borsa stabilisce limiti alle variazioni massime di prezzo e altre condizioni per assicurare il massimo ordine nello svolgimento delle negoziazioni. Inoltre queste avvengono in due fasi successive:

L’asta di apertura, che ha l’obiettivo di selezionare gli strumenti finanziari negoziabili e di determinare un prezzo iniziale (prezzo di apertura).

La negoziazione in continua, che ha il compito di rendere rapido ed efficiente lo svolgimento delle transazioni.

Ogni giorno la Borsa Italiana invia e diffonde, tramite supporto informatico, il Listino Ufficiale.