Prefinanziamento e Preammortamento del Mutuo

Tra il momento in cui il mutuo viene erogato e quello in cui decorre la prima rata da pagare è compreso un lasso di tempo durante il quale il cliente può trovarsi a dover pagare la quota di interessi riguardante la somma erogata.

In caso di ipoteca a garanzia
Se è presente un’ipoteca a garanzia del mutuo, il mutuatario dovrà corrispondere questi interessi basandosi sul tasso capitale concordato in precedenza con l’istituto di credito. Se il mutuo viene erogato prima che avvenga il rogito, allora il mutuatario sarà beneficiario di un’apertura del credito senza che ci siano vere garanzie, di un prefinanziamento, che potrebbe prevedere quote di interessi decisamente più consistenti. Durante il periodo detto di pre-ammortamento (che solitamente dura più o meno uno/due mesi) o prefinanziamento, il cliente deve pagare solamente interessi, senza che ci sia l’estinzione del debito vera e propria.

Preammortamento tecnico
Si definisce così quel lasso di tempo compreso fra l’erogazione del mutuo e il giorno 1 del mese appena successivo. Mentre per quanto riguarda la rata, essa decorre dal giorno 1 del mese successivo fino al giorno in cui viene stipulato il rogito; se ad esempio il rogito è erogato il 15 marzo, sarà dal 1 aprile che decorrerà la rata. Il mutuatario sarà tenuto a pagare il preammortamento, costituito di semplici interessi, di quindici giorni (a meno che l’istituto coinvolto non lo fissi a un mese, aggiungendolo al preammortamento tecnico di cui sopra).

Durata del preammortamento
La durata del preammortamento non è fissata da parametri legali; esistono alcuni prodotti finanziari in cui il cliente (o una clausola contrattuale) può scegliere di farlo durare anche degli anni. Nel caso dei mutui che hanno rimborso flessibile, il contraente può decidere per una rata più bassa (soltanto di interessi) e quando e come concludere il pagamento del suo debito. Ci sono altri casi, invece, in cui l’istituto “cela” dietro al preammortamento i costi facendo offerte che appaiono estremamente vantaggiose.

Come Fare Domande ai Clienti Tramite Blog Aziendale

L’operato di un blog aziendale non dovrebbe ridursi a ciò che si dice e come si dice, ma a volte converebbe usare il blog come un luogo di conversazione e quindi come uno strumento con cui porre domande ai lettori.

Quindi, usando il corporate blog per sollecitare nuove idee per un prodotto, il blogging non si limiterebbe soltanto ai messaggi in uscita.

Trovo sia semplicemente assurdo escludere il lettore durante la creazione di un nuovo prodotto per poi, una volta terminato, rivolgersi a lui in fase di vendita.

Mi sentirei profondamente offeso, soprattutto verso le aziende da cui mi servo con regolarità. Il cliente non dovrebbe essere considerato un semplice consumatore, ma parte attiva dell’organizzazione.

In fondo, non è questo che rende così popolare lo sport del calcio? I tifosi vogliono dire la loro, partecipare, contestare, sostenere la propria squadra del cuore. Acquistano i biglietti per le partite, le magliette e i gadget, si autofinanziano nelle trasferte e per le coreografie allo stadio.

Cosa ci guadagnano? Nulla, se non il fatto di divenire il “dodicesimo uomo in campo”. I clienti evangelizzati non cercano guadagni ma bensì gratificazioni e il senso di appartenenza verso una comunità.

Il blog aziendale segna un ulteriore passo avanti e sfrutta l’opportunità di interrogare i lettori, mediante una piattaforma che consenta agli utenti di far valere le loro opinioni.

Come Aprire un Negozio di Detersivi alla Spina

Di fronte all’ondata sempre più incessante della sensibilità nei confronti del pianeta e della sua salute, stanno oggi imperversando idee più o meno fattibili basate sul riciclo e sull’uso continuato delle risorse disponibili, eliminando così gli sprechi: tra le tante, ricorderemo le attività di commercio equo e solidale – volte appunto a creare una sorta di legame tra i paesi in via di sviluppo, pieni di risorse ma poveri economicamente – ma anche gli ecopunti – provenienti da un’azienda piemontese che opera nel settore del riciclaggio e della rivendita di materiali di uso comune, come carta, plastica e ferro.

Tra questi, si inserisce molto bene l’idea relativa all’apertura di un negozio che si occupa della vendita di detersivi alla spina, un business nuovo e interessante, che ricalca l’idea generica del rispetto dell’ambiente e della limitazione d’uso di contenitori in plastica che potrebbero alla lunga essere inquinanti per il territorio.

I primi ad accogliere questa idea innovativa sono stati alcuni supermercati – ricordiamo quelli a marchio Coop e Crai – ma negli ultimi tempi sono in molti a pensare che questa potrebbe rivelarsi un’attività non solo all’insegna del rispetto del territorio e delle sue risorse, ma anche redditizia e remunerativa, visto anche il numero sempre più crescente di consumatori interessati all’acquisto di detersivi alla spina, decisamente meno costosi rispetto alle grandi marche confezionate ed imbottigliate, quindi sono in tanti a voler aprire un negozio alla spina.

I vantaggi per il consumatore sono tanti: oltre al fatto che in questo modo i detersivi alla spina hanno un prezzo nettamente più vantaggioso rispetto al detersivo tradizionale e consentono di diminuire gli sprechi sia per quanto concerne l’acqua (850 gr ogni chilo di plastica risparmiata), sia per quanto riguarda il petrolio (95 gr ogni chilo), si acquista un solo contenitore di plastica da riempire con il detersivo sfuso, invece, che uno ogni volta (e questo chiaramente comporta una diminuzione notevole del consumo di plastica pro-capite).

Cosa fare allora per aprire un negozio di detersivi alla spina.
Le soluzioni e le possibilità sono tante e varie, ed oggi si può scegliere se aprire un’attività tradizionale per la vendita di detersivi alla spina o in alternativa aprire un negozio di detersivi self service affidandosi a distributori automatici.
Inoltre, per evitare tutta la trafila burocratica ed affidarsi a personale competente e già avviato, è possibile rivolgersi alle aziende che operano in questo settore in franchising, prestando ovviamente la massima attenzione per quanto riguarda il franchisor, scegliendo un’azienda seria e motivata, in grado di offrire, oltre che il prodotto, anche un servizio e ad una consulenza valida.
Tra i più importanti nel settore, possiamo citare: Mille Bolle, AQSystem, Officina Naturae, Saponando, Ekocel e Lympha, che mettono e disposizione del cliente – e dell’eventuale collaboratore futuro – i propri siti per avere un’idea più o meno generale sul da farsi. In ogni caso, le proposte possono variare di azienda in azienda, e mentre alcune vi proporranno solo detersivo sfuso, altre affiancano alla proposta “detersivo alla spina” anche il classico detersivo confezionato per ampliare l’offerta del negozio.
Ciò modifica anche il costo degli impianti e l’investimento che dovrete affrontare per aprire un negozio di detersivi, che può variare da un minimo di 3.000 euro per un corner in un negozio già avviato con un impianto da 6 rubinetti, ai 30/35.000 euro per un negozio monomarca completo di tutto. Per maggiori dettagli sui costi da sostenere è possibile vedere questa guida di Luca Russo pubblicata su Tuaimpresa.net.

In ogni caso, riteniamo che questa sia una soluzione molto valida non solo perché potenzialmente diversa da molte altre attività, ma anche perché contiene l’emblema del riciclo e del rispetto dell’ambiente, tutte cose di fondamentale importanza al giorno d’oggi: il consumatore – ovvero il cliente – che utilizzerà i suddetti detersivi sfusi risparmierà dal 20% al 60% rispetto ai detersivi tradizionali, e contribuirà allo sviluppo ecosostenibile, poiché grazie all’utilizzo di detersivi sfusi si riducono i rifiuti, si risparmia l’energia necessaria alla produzione e al trasporto dei contenitori e si riducono le emissioni di anidride carbonica.

Mutuo e Spese di Usufrutto

Giuridicamente parlando, l’usufrutto è una condizione che permette a un beneficiario di possedere un bene, la cui proprietà rimane in ogni caso di altre persone. Il beneficiario può quindi godere sia del bene che della sua eventuale rendita, rimanendo comunque legato ad alcuni vincoli, primo tra tutti il divieto di modificare il bene in usufrutto.

In caso di bene in usufrutto, al reale proprietario del bene rimane la nuda proprietà della casa o del terreno in questione. Esistono in rete numerose tabelle per calcolare anticipatamente il valore dell’usufrutto negli anni a venire, e viene calcolato in base alle età delle parti in causa.
Le tabelle di calcolo automatico che si trovano in rete sono composte solitamente da due voci: il valore totale dell’immobile e l’età dell’usufruttuario. Tramite alcuni coefficienti finanziari come ad esempio i tassi di interesse annuo dell’usufrutto, la tabella vi restituirà il valore annuale. Queste tabelle vi aiutano a stabilire la convenienza o meno di un contratto di usufrutto e che rendita vi può garantire nel corso degli anni.

I diritti dell’usufruttuario
Il contratto di usufrutto consente al beneficiario dello stesso di godere di un determinato bene e della rendita che può derivare da questo bene. Ovviamente il beneficiario dell’usufrutto è autorizzato ad apportare delle migliorie al bene e ad ottenere un’indennità per le suddette migliore da parte dell’effettivo intestatario della nuda proprietà, può altresì affittare il bene o darlo in locazione gratuita ma non può modificarne la destinazione economica.

I doveri dell’usufruttuario
L’usufruttuario oltre ai diritti ha anche degli obblighi nei confronti del proprietario della nuda proprietà, ossia il divieto di modifica della destinazione economica, pagare l’ICI e le spese di manutenzione ordinaria; la spese di manutenzione straordinaria sono invece a carico del proprietario, che riscuoterà in ogni modo dall’usufruttuario un interesse legale. Infine, l’usufruttuario ha l’obbligo di restituire al proprietario il bene nelle medesime condizioni in cui gli è stato consegnato, tranne ovviamente i normali deterioramenti derivanti da un normale uso.

Come Utilizzare i Sondaggi per un Blog Aziendale

Avete mai preso in considerazione di pubblicare dei sondaggi online sul vostro blog aziendale? Cosa pensa realmente il vostro pubblico? Conoscete le loro simpatie, antipatie, bisogni, paure, desideri, e le sfide? Imparare a conoscere e capire i vostri clienti e le prospettive è la chiave per aumentare il vostro business.

Con l’avvento dei social media, l’importanza di conoscere il pubblico ha conquistato il centro della scena.

Quando si ascolta il pubblico, siamo in grado di capire esattamente ciò che vogliono e quando lo vogliono. Con semplici sondaggi online riusciamo a raccogliere informazioni preziose.

Il vantaggio di conoscere il proprio pubblico
Quando è stata l’ultima volta che avete effettivamente chiesto ai vostri fan e followers cosa volevano? Parliamo quindi di social media marketing, spesso trascurato quando si crea una strategia di supporto sociale.

Innanzitutto, diamo uno sguardo ai 5 vantaggi nel conoscere il vostro pubblico.

Focus: Conoscere il pubblico vi permette di evitare spese su cose che non interessano ai vostri destinatari, e concentrarsi di più sulla creazione di contenuti ricercati e testarne immediatamente il riscontro attraverso il blog aziendale.
Rompere la barriera: Il vostro pubblico ideale è probabile che sia preda di incertezze, sfide e paure. Capendo i loro timori, riuscirete ad abbattere le barriere che vi separano affrontando le loro preoccupazioni con soluzioni solide con cui supportare le loro esigenze.
Lingua: Conoscendo meglio il pubblico, potrete imparare le “parole grilletto”: frasi e domande da utilizzare per aumentare il vostro impegno sulle prospettive dei clienti.
Empatia: Se si prende il tempo per ascoltare il pubblico, si inizierà a capire cosa li rende come sono. Più empatia con il pubblico, equivale a rispondere in maniera soddisfacente alle loro esigenze.
Posizionamento: quando si prende il tempo per capire il pubblico, si può diventare la fonte primaria dei contenuti di loro interesse. Le vostre conoscenze contribuiranno a rendervi esperti del settore.
Esempi di domande da rivolgere al proprio pubblico mediante sondaggio online
Quando si crea il sondaggio online, gli elementi più importanti sono le domande. Prima di pubblicare le vostre domande, stabilite l’obiettivo globale per il vostro sondaggio. Quali informazioni volete conoscere per poter costruire relazioni più solide e supportare i vostri clienti?

Qui di seguito una serie di domande:

Come trascorrete il vostro tempo online?
Quale sono i blog che leggete più spesso?
Quanto tempo spendete per ogni e-mail al giorno?
Qual’è l’aspetto più frustrante su [inserite la vostra nicchia qui]?
Quali sono i vostri obiettivi principali per [inserite la vostra nicchia qui]?
Cosa avete provato finora che non ha funzionato come speravate?
Quali altri prodotti/servizi avete provato finora in [inserite la vostra nicchia qui]?
Qual è la vostra più grande paura o preoccupazione quando si tratta di [inserite la vostra nicchia qui]?
Cosa siete disposti a fare per risolvere il vostro problema o raggiungere il risultato che desiderate?
Se poteste ricevere una risposta definitiva a una domanda su [inserite la vostra nicchia qui], quale sarebbe?
Quando volete acquistare prodotto/servizi [inserite la vostra nicchia qui], qual’è il primo luogo (o sito web) che consultate? (Qui potreste inserire un menu a discesa con le opzioni da scegliere.)
Quale altri blog/siti conoscente in [inserite la vostra nicchia qui]. (Questa domanda contribuirà ad individuare i vostri concorrenti.)
Vi capita di utilizzare gli strumenti attualmente in lista [o le risorse correlate alla vostra nicchia]?
Una volta inserite le domande, è possibile creare i sondaggi online. Esistono diversi strumenti e software per generare un sondaggio. Tra i più popolari: Survey Monkey e Poll Daddy .

Inoltre i sondaggi online possono essere diffusi mediante Twitter, Facebook, Linkedin e YouTube.