Clup è la sigla che denota il . Esso è pari al rapporto fra il valore totale delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, più tutti gli oneri a carico dei datori di lavoro, e la quantità prodotta di beni e servizi. Misura il controvalore monetario del lavoro dipendente incorporato in un’unità di prodotto.
Poiché la remunerazione del lavoro dipendente costituisce di gran lunga la quota più importante del prezzo di un prodotto, l’andamento del Clup è cruciale per l’inflazione.
Se numeratore e denominatore del Clup sono a loro volta divisi per il numero totale dei dipendenti, si ottiene un rapporto che mette a confronto la retribuzione per dipendente con le unità prodotte per dipendente (tale quoziente è la famosa produttività), riunendo così tutte le determinanti del costo del lavoro. Quando il Clup italiano aumenta più dei Clup concorrenti, diminuisce la competitività dei prodotti nazionali a confronto di quelli stranieri, nel senso che questi ultimi diventano relativamente più convenienti.
Risulta essere per questa ragione che i responsabili delle sorti economiche di un Paese sono tanto “sensibili” ai movimenti del Clup. Per recuperare competitività sul piano internazionale, essi non hanno a disposizione che tre soluzioni: svalutare la moneta, in modo tale da gonfiare artificialmente il Clup dei prodotti stranieri; rallentare la dinamica salariale, mediante accordi fra le parti sociali, mantenendola al di sotto di quella prevalente all’estero, in modo tale da far crescere più lentamente il Clup nazionale rispetto a quello straniero; aumentare la produttività, così da ridurre il Clup nazionale.