My Genius – Opinioni e Caratteristiche

Banca Unicredit, tramite il conto My Genius, ha voluto unire la chiarezza dei costi di un conto corrente di tipo modulare, con la flessibilità di gestione dei servizi di cui si ha effettivamente bisogno, secondo un principio di fondo molto semplice: di mese in mese si decide di pagare in funzione delle proprie necessità, potendo quindi attivare i moduli che si vogliono, disattivando quelli che al momento sembrano o sono effettivamente inutilizzati. In aggiunta, se si sceglie di entrare nel club, in base all’uso di My Genius si ha la raccolta punti, con conseguente possibilità di richiesta dei premi maturati.

Di partenza My Genius di Unicredit è a canone zero. Quindi chi non ha bisogno di un rapporto di tipo evoluto, ma necessita dell’operatività di base ha un conto a costo zero, che comprende anche il canone della carta di debito (che può essere la V pay o la MyPay). Per chi fa richiesta di apertura del rapporto online (condizione per la quale è possibile ottenere solo il bancomat Vpay mentre l’altro impone il passaggio di apertura e richiesta da filiale) il costo del bonifico con l’internet banking è sempre senza commissioni e gratuito. Sempre comprese sono anche le spese di liquidazione ed operazioni illimitate. Come remunerazione, se si rimane al di sotto dei 2500 euro di giacenza media, non c’è alcun tasso attivo, altrimenti si va allo 0,01%.

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Come funzionano i moduli?
A partire dal conto ‘base’ si può decidere se attivare un modulo a scelta tra quelli “transazionali” (legati sempre al rapporto e alla gestione delle spese, incassi, ecc) o di “investimento”. In entrambi i casi, indipendentemente dal tipo di soluzione scelta, i costi sono azzerabili, tramite il meccanismo di bonus. I moduli sono:

Silver: costo di 4 euro al mese (permette di ottenere un carnet di assegni, rid gratuite, bonifici online senza commissioni e la carta prepagata Unicredit card click);
Gold: con un costo di 6 euro al mese, al pacchetto Silver, si aggiungono anche il canone della carta di credito, che altrimenti costa 35 euro all’anno, e le scritture illimitate gratis anche da sportello;
Platinum: si sale a 10 euro al mese, per arrivare a un prodotto all inclusive (comprende anche i prelievi in Italia o all’estero, il pagamento del bollo su Telepass, ecc).
Se si attivano il servizio di investimento Gold e Platinum, si ottengono sconti sugli investimenti effettuati, anche tramite il trading online, ma soprattutto sul costo del deposito titoli (al 50% con quello Gold e gratis con quello Platinum). Questi moduli costano rispettivamente 4 e 6 euro. L’attivazione e la disattivazione può essere fatta non solo da sportello, ma utilizzando tutti i canali di accesso alla banca, quindi anche il servizio clienti, il token multicanale e gli Atm evoluti touch.

Conclusioni e pareri
Banca Unicredit sembra essere riuscita nell’intento di liberare dall’eccessiva rigidità i conti ‘a modulo’, esaltando la convenienza che offrono se sono ben utilizzati.

Per liberare i titolari del conto My Genius dal costo dei vari moduli, l’istituto di credito milanese ha infatti inserito un sistema di bonus, che coinvolge tanto le situazioni di un normale impiego (ad esempio con l’accredito dello stipendio che vale ben 2 euro di sconto, o la giacenza media di 2500 euro che vale altri 2 euro), quanto quelle legate agli investimenti, con un bonus patrimonio che può valere, come già accennato, il 100% o almeno il 50% del contributo sui costi mensili (anche per quanto riguarda i moduli investimento senza tralasciare quelli transazionali), a seconda del patrimonio complessivamente presente. Nel particolare:

100% se pari o superiore a 150 mila euro;
50% se compreso tra 75 mila e 150 mila euro.
In più per i giovani, è previsto un ulteriore sconto di 2 euro fino al compimento dei 30 anni, ed in caso di cointestatari viene applicato fino a che il più giovane non abbia superato questa soglia di età.

Come Affittare con il Diritto di Riscatto

Se volete acquistare una casa ma non avete i soldi di anticipo oppure non volete momentaneamente accendere un mutuo tradizionale potete prendere una casa in affitto con diritto di riscatto. Questo tipo di contratto, relativamente a cui è possibile vedere la guida su Contrattidilocazione.net, stabilisce che la casa diventa propria dopo aver pagato un piccolo riscatto.

Per iniziare, bisogna trovare una società che permetta questo tipo di contratti. La potete trovare facilmente facendo una piccola ricerca su Internet. Una volta che avete trovato questa società recatevi presso i loro uffici insieme ad un documento e alle ultime tre buste paga. Un consulente vi aiuterà a scegliere l’immobile che sta per voi.

Non fermatevi subito alla prima offerta ma cercate tra le altre che vengono proposte anche da altre società. Controllate sempre il tasso di interesse e a quanto ammonta il riscatto al termine del contratto d’affitto. Infatti se l’inquilino non ne riscatta la casa questa viene restituita automaticamente al locatore.

Sicuramente questa formula permette di avere una casa senza pagare gli interessi dovuti all’apertura di un muto presso le banche tradizionali. Ricordatevi sempre di rivolgervi a società serie ed accreditate poiché sono quelle che permettono di stipulare questo contratto nei tempi più brevi possibili.

Come Alimentare i Pac con i Conti Deposito

Il principale svantaggio dei conti deposito, soprattutto nella formula dei conti deposito vincolati, risiede nel fatto che non consentono di crearsi un capitale, ma solamente di gestire delle giacenze o dei surplus di liquidità di cui si è già in possesso.

Questa mancanza costituisce invece il vero punto di forza dei piani di accumulo, che attraverso dei semplici versamenti programmati, permettono l’accantonamento di somme crescenti nel corso del tempo, anche se bisogna accettare di impegnarsi per tempi medio-lunghi. Ciò non toglie che i conti deposito possono essere messi a servizio dei piani di accumulo e viceversa.

Perché dovrebbe convenire usare i conti deposito per alimentare i pac?
Di norma l’alimentazione dei pac avviene tramite rid su conto corrente. Ma i conti correnti non pagano praticamente nulla sulle giacenze, mentre i conti deposito, anche nella modalità di conto “libero”, sì.

In questo modo si possono sfruttare gli interessi che maturano sulle somme parcheggiate sul conto deposito, così da riuscire ad alimentare qualche rata del pac con gli stessi rendimenti derivanti dal conto deposito stesso.

Può essere, di contro, più complicato riuscire invece a determinare i momenti in cui è più vantaggioso alimentare un pac con i soldi ‘accantonati’ in un conto deposito, anche perché di norma si è portati a guardare ai rendimenti con una ottica miope, ovvero lasciando i soldi parcheggiati sul conto deposito quando questo rende di più (che se spesso coincide con delle fasi in cui i fondi di investimento hanno un andamento anche negativo), e comunque evitando i momenti in cui i mercati finanziari non brillano.

Invece bisogna considerare che negli investimenti conviene acquistare sempre a saldi, e ciò corrisponde proprio ai momenti in cui i mercati vanno male, semplicemente perché acquistando a prezzi più bassi il numero di quote è maggiore, così come lo sarà il rendimento nel momento in cui il mercato ritornerà a salire.

Come alimentare i pac con i conti deposito
Ci sono alcuni conti deposito che si sono avvicinati ai conti correnti come operatività soprattutto nella sfera dei pagamenti, ma l’alimentazione di un investimento tramite l’appoggio di una rid è di norma difficoltoso o addirittura impossibile.

Si può risolvere facilmente questo problema facendo dei disinvestimenti programmati che tengano semplicemente conto delle disponibilità per valuta delle somme necessarie su un conto base o una carta conto che non prevede costi di gestione e zero commissioni per rid.

In questo modo sarà anche più semplice quantificare le somme effettivamente investite e gli interessi che verranno via via maturati dalle somme che restano in giacenza.

Come Aprire un Negozio di Frutta e Verdura

Dopo la grande crisi delle piccole botteghe, iniziata intorno agli anni ’80, oggi possiamo assistere nuovamente al ritorno dei negozi di frutta e verdura, che in quegli anni erano stati soppiantati dalla novità dei grandi negozi di distribuzione, che proponevano anche prezzi competitivi e soprattutto garantivano la possibilità di fare la spesa in un unico negozio.

Per aprire un negozio di frutta e verdura oggi, in una realtà che piano piano sta ritagliando nuovamente degli spazi a questo tipo di attività, bisogna chiaramente prima di tutto capire quali possono essere i suoi punti di forza, soprattutto in relazione con la GDO – ovvero la Grande Distribuzione Organizzata, rappresentata da centri commerciali e grandi supermercati – che al giorno d’oggi non riescono ancora a garantire un buon rapporto qualità/prezzo nel mercato ortofrutticolo.
Una buona idea quindi può essere quella di mantenere i prezzi non eccessivamente elevati, ma soprattutto di assicurare un’ottima qualità dei prodotti presentati: è pertanto necessario contattare più di un fornitore per poter avere la miglior merce possibile al miglior prezzo per poter così offrire un ottimo prodotto ad un prezzo concorrenziale, e magari informarsi su quelli che possono essere i prodotti maggiormente consumati, in modo tale da rifornire il locale anche in funzione alle potenziali richieste ed ai potenziali futuri clienti.
Inoltre, non bisogna escludere la possibilità di recarsi personalmente al mercato dell’ingrosso – possibilità peraltro accolta da diversi negozianti – in maniera tale da scegliere i prodotti in base a freschezza e qualità: ciò chiaramente significa anche dover possedere una certa esperienza, o, al più – visto che l’esperienza si ottiene anche con il tempo – una buona dose di furbizia e scaltrezza.

Un banale esempio, in questo senso, può essere quello di porre i prodotti più consumati – per conoscere i quali può essere utile rivolgersi al fornitore stesso, anche in base alla zona in cui è posizionato il locale – nelle parti posteriori del negozio, in modo da “costringere” i clienti ad attraversare il locale intero passando così tra gli altri prodotti e magari acquistare anche altro, preferendo posizionare prodotti “superflui” come caramelle o altro nella zona più trafficata. Più in generale, vale comunque la regola del predisporre all’interno del proprio locale un’ampia gamma di scelta, per soddisfare le esigenze di più clienti, dagli anziani che preferiscono fare gran parte della spesa in un unico negozio, ai giovani single che, tornando dal lavoro, acquistano qualcosa “al volo” prima di rientrare a casa.

Non bisogna chiaramente dimenticare che un buon atteggiamento nei confronti del cliente, la presentazione del prodotto e l’arredamento del negozio – nel suo insieme di colori e luci – fanno decisamente una buona parte: infatti, come è ovvio per ogni attività, gentilezza ed attenzione verso i clienti, attenzione verso il prezzo, ma anche presentazione della merce sono decisivi per la crescita dell’attività stessa. E soprattutto, grande spirito di sacrificio e disponibilità a non lasciarsi scoraggiare dalle lunghe giornate lavorative: infatti, se scegliete di recarvi in un mercato all’ingrosso, è necessario alzarsi molto presto ed affrontare la giornata sin dalle prime ore del mattino.
Per quanto concerne la parte burocratica, per aprire un negozio di frutta e verdura è importante avvalersi dei consigli della Camera di Commercio del Comune ove andrete a posizionare il locale, tenendo presente che le normative sono comunque uguali a quelle di tutte le attività commerciali.

Prestiti a Pignorati – Possibili Soluzioni

L’evoluzione finanziaria ha operato negli ultimi anni anche nell’ambito delle nuove forme di accesso al credito. In un contesto tuttavia non semplice, l’obiettivo di garantire una certa facilità per tutti i soggetti di poter prendere a prestito somme di denaro, ha portato gli istituti finanziari a predisporre nuove misure e strumenti adeguati proprio a tal fine. In particolare, i prestiti a protestati, cattivi pagatori o pignorati, rappresenta una fetta importante proprio di tale innovazione.

Prima di delineare le caratteristiche dei prestiti pignorati, è doveroso inquadrare la figura dello stesso soggetto all’interno della odierna ingegneria creditizia. In primo luogo, la procedura di pignoramento è prevista qualora il debitore non paghi i propri debiti. In questo caso, il creditore esperisce la procedura di pignoramento grazie alla quale cerca di pignorare un bene di proprietà del debitore, venderlo e così soddisfare il credito. Un caso comune è quello dell’assegno protestato. Data questa breve definizione si intuisce come il pignorato viene classificato a tutti gli effetti come cattivo pagatore in quanto segnalato alla centrale rischi, ovvero quella lista di soggetti che a diverso titolo hanno avuto difficoltà nel pagare i propri debiti.

Fatta questa breve premessa è facile intuire che non è di fatto semplice accedere al credito a questa categoria di soggetti, senza dimenticare che poi, ultimamente, i parametri creditizi si sono notevolmente inaspriti. Bastano, infatti, brevi ritardi nei pagamenti o richieste di prestiti non concessi, per vedersi rifiutata la richiesta.

In tale contesto l’unica formula di finanziamento concessa per prestiti protestati è quella della cessione del quinto. Infatti, anche qualora il soggetto sia classificato come protestato o cattivo pagatore, lo stesso può richiedere tranquillamente un finanziamento mettendo direttamente a garanzia la propria busta paga. Le rate per il prestito a protestati così formulato, sarà pagato direttamente per tramite ritenute sullo stipendio o salario del richiedente, senza che esso sia obbligato ad adempiere in prima persona al pagamento delle rate stabilite, rimanendo in capo al datore di lavoro l’obbligo di garantire il versamento di quanto pattuito all’ente finanziatore.