Come Funziona il MOT

Il Mercato Telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato (MOT) è il comparto della Borsa Italiana S.p.A. in cui si negoziano obbligazioni diverse dalle obbligazioni convertibili e Titoli di Stato, in quantitativi minimi (lotti minimi) o lo multipli (art.4.4.1 del regolamento dei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa Italiana S.p.A.); la Borsa Italiana stabilisce i quantitativi minimi negoziabili bilanciando, le esigenze di funzionalità del mercato, l’agevolazione all’accesso al mercato stesso da parte degli investitori istituzionali e l’economicità nell’esecuzione degli ordini. Il MOT è un mercato finanziario al dettaglio, nato nel luglio del 1994 dall’unificazione in un unico mercato telematico delle 10 borse valori italiane. Esso è un mercato ad asta, in cui il sistema di negoziazione è strutturato in maniera da accoppiare gli ordini sulla base del prezzo (la priorità è data a chi è disposto a pagare di più) e delle quantità e, a parità di prezzo, si da la precedenza all’ordine emesso per primo. Le transazioni scaturiscono dall’incrocio di proposte di negoziazioni (PDN); le PDN sono ordinate automaticamente per ciascun strumento in ordine di prezzo, decrescente se in acquisto e crescente se in vendita. Gli strumenti finanziari negoziati sul MOT sono suddivisi in cinque segmenti di mercato, in base alla natura dell’emittente e del tipo di interesse:

BOT, BTP, CTE, CTZ;

CCT e CTO;

Obbligazioni denominate in lire;

Obbligazioni denominate in euro;

Obbligazioni denominate in valuta estera.

Inoltre, l’art.4.4.2 del Regolamento stabilisce una ulteriore ripartizione degli strumenti di ogni segmento sulla base di indicatori rilevati periodicamente quali il tipo, valore nominale e la liquidità. Gli orari di negoziazione sono diversi per ciascun segmento: la Borsa stabilisce limiti alle variazioni massime di prezzo e altre condizioni per assicurare il massimo ordine nello svolgimento delle negoziazioni. Inoltre queste avvengono in due fasi successive:

L’asta di apertura, che ha l’obiettivo di selezionare gli strumenti finanziari negoziabili e di determinare un prezzo iniziale (prezzo di apertura).

La negoziazione in continua, che ha il compito di rendere rapido ed efficiente lo svolgimento delle transazioni.

Ogni giorno la Borsa Italiana invia e diffonde, tramite supporto informatico, il Listino Ufficiale.

Come Funziona il Mercato Azionario

Il mercato azionario di Borsa Italiana si articola in tre mercati: il Mercato Telematico Azionario (Mta), il Mercato Ristretto e il Nuovo Mercato.

IL MERCATO TELEMATICO AZIONARIO (Mta): è il comparto della Borsa valori italiana in cui si negoziano azioni (ordinarie, privilegiate e di risparmio), obbligazioni convertibili, warrant, diritti d’opzione e certificati rappresentativi di quote di fondi mobiliari e immobiliari chiusi quotati in Borsa (art.1.3 del regolamento dei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa Italiana S.p.A.). L’Mta è gestito dalla Borsa Italiana S.p.A. (società di gestione) secondo le norme previste nel regolamento deliberato dall’Assemblea ordinaria della stessa società il 20 dicembre 1999 e approvato dalla CONSOB con delibera n. 12324 del 19 gennaio 2000. Dal 1991 il mercato azionario è divenuto un mercato telematico, e l’adozione di tale modalità di contrattazione ha sostituito quella “alle grida”, inizialmente, per una rosa ristretta di azioni, successivamente (aprile 1994), per tutto il listino azionario. L’Mta è un mercato ad asta, in cui le negoziazione e gli scambi degli strumenti finanziari avvengono attraverso un meccanismo d’asta, che fa incontrare domanda ed offerta: lo scambio si compie tra chi offre il prezzo più basso in offerta e chi offre il prezzo più alto in domanda. I titoli sono scambiati attraverso un meccanismo a doppio lato (two side): le offerte di prezzo vengono fatte sia dagli acquirenti che dai venditori delle azioni. Il sistema telematico, gestito dalla SIA, visualizza le proposte di negoziazione all’interno di un libro (book) che compare sui terminali degli operatori autorizzati. A partire dal 2 aprile 2001, con l’avvio dell’operatività del segmento STAR, il Mercato Telematico Azionario è stato suddiviso in base alla capitalizzazione degli strumenti negoziati, nei seguenti segmenti:

Blue Chips, è il segmento dedicato alle azioni con capitalizzazione superiore ad un livello attualmente stabilito in 800 milioni di euro, in cui sono comprese tutte le società inserite del Mib30 (i 30 principali titoli per capitalizzazione e liquidità), e le società del Midex (le 25 società successive per capitalizzazione a quelle comprese nel Mib30).

STAR, è il segmento che riguarda le aziende con capitalizzazione medio – piccola, inferiore a 800 milioni di euro, che operano nei settori più tradizioali dell’economia; tali aziende, per incrementare la visibilità e la qualità della propria immagine sul mercato e rientrare nel target degli investitori istituzionali, si impegnano a soddisfare requisiti più pressanti legati al flottante, alla trasparenza dell’informativa societaria, al sostegno della liquidità da parte di uno specialista.

Segmento di Borsa Ordinario, nel quale sono presenti società che non rientrano nei segmenti precedenti, esso è suddiviso a sua volta in due classi in funzione della loro liquidità, misurata in termini di frequenza e controvalore medio giornaliero degli scambi.

MTF, è il segmento su cui si negoziano ETF (Exchange – Traded Funds) e Funds (Aperti indicizzati, SICAV Indicizzate, Fondi chiusi Immobiliari e Mobiliari).

Il MERCATO RISTRETTO: è il mercato nel quale si negoziano contratti di compravendita relativi ad azioni, obbligazioni, warrant e diritti d’opzione con requisiti meno stringenti rispetto a quelli previsti per l’ammissione sull’Mta o comunque legati a condizioni particolari, come clausole di plelazione e gradimento. I titoli quotati su tale mercato sono emessi da società di dimensione mediamente inferiore rispetto a quelle presenti sull’Mta; esso svolge funzione di banco di prova sia per l’emittente dei titoli sia per l’investitore. E’ stato istituito nel 1977, dopo l’approvazione della legge n.° 49 del 23 febbraio 1977, che ne ha originariamente disciplinato il meccanismo di funzionamento. La sua istituzione aveva una precisa finalità: consentire la quotazione e la negoziazione di strumenti finanziari non ancora “maturi” per essere ammessi sulla Borsa ufficiale, pur facendo registrare numerosi scambi o essendo legati a clausole particolare di prelazione e gradimento, tali da non consentire il regolare svolgimento delle negoziazioni di Borsa. In realtà oggi il Mercato Ristretto non rispecchia le finalità previste dal legislatore e dell’originale previsione mantiene solamente le regole di funzionamento e i requisiti di ammissione semplificati rispetto agli altri mercati.

IL NUOVO MERCATO: è il mercato regolamentato organizzato e gestito dalla Borsa Italiana S.p.A., in cui si negoziano, per qualsiasi quantitativo, azioni ordinarie, obbligazioni convertibili, warrants e diritto d’opzione di emittenti nazionali ed esteri con elevate potenzialità di crescita operanti sia in settori innovativi, sia tradizionali purchè caratterizzate da innovazioni di prodotto, servizio o processo (“high growth companies”). Il Nuovo Mercato è stato costituito nel maggio del 1999 al fine di creare un segmento borsistico per rispondere alle specifiche esigenze di finanziamento delle imprese operanti in settori molto dinamici, innovativi e ad alto potenziale di sviluppo. Si tratta di imprese operanti in settori ad alto sviluppo tecnologico, di imprese operanti in settori “tradizionali” ma che puntano sull’innovatività dei processi e dei prodotti, società giovani (start – up) che necessitano di capitali per sviluppare i propri progetti, società già quotate su altri mercati esteri che desiderano allargare la propria base azionaria. I requisiti di ammissione al Nuovo Mercato sono meno stringenti rispetto a quelli del listino principale; basta la pubblicazione ed il deposito di un solo bilancio d’esercizio, senza nessun vincolo minimo di utile, fatturato o dimensione dell’attivo; offerta minima pari al 20% del capitale, con deroga in caso di doppia quotazione (quotazione su 2 o più mercati); l’offerta minima di azioni deve avere un controvalore di almeno 5 milioni di euro (quasi 10 miliardi di lire); patrimonio netto non inferiore a 1,5 milioni di euro. Al Nuovo Mercato generalmente si rivolgono sia società già esistenti e che hanno progetti di espansione, sia società che hanno da poco iniziato l’attività con delle idee da finanziare, ma fatturati ridotti (anche se con forti prospettive di crescita) e forti perdite (legate al sostenimento dei costi di avvio dell’attività). Dal punto di vista operativo il Nuovo Mercato segue gli stessi orari e procedure di negoziazione del segmento principale di borsa, solamente che a differenza di questo non esistono lotti minimi di negoziazione: è possibile acquistare o vendere anche una sola azione, questo allo scopo di facilitare la partecipazione agli investimenti anche al piccolo risparmiatore. In tal senso il Nuovo Mercato offre vantaggi sia alle aziende, le quali hanno una procedura di quotazione più semplice, sia agli investitori, i quali hanno la possibilità di impegnare somme di denaro anche contenute con le stesse garanzie di trasparenza che caratterizza la borsa tradizionale.

Differenza tra Azioni di Risparmio e Azioni Privilegiate

L’azione può essere definita come l’unità minima di partecipazione di un socio al capitale sociale di una società per azioni o in accomandita per azioni. Il titolo azionario non è altro che un certificato che rende il suo possessore socio di un determinata società: esso, quindi, rappresenta una parte del capitale sociale di un’impresa e da al titolare una serie di diritti garantiti, come indivisibilità, autonomia e circolazione sotto forma di certificato cartaceo. Ogni azione ha un valore nominale (uguale per tutte le azioni emesse dalla società) che è pari al capitale sociale diviso il numero di azioni emesse dalla società, e un valore di mercato che corrisponde, in caso di quotazione in Borsa, al prezzo effettivo sul quale si accordano per la compravendita un azionista che intende vendere ed un azionista che intende comprare (prezzo al quale le azioni quotate sono scambiate sui mercati regolamentati e che risulta giornalmente sul listino ufficiale di Borsa); il valore di mercato, per tale motivo, varia notevolmente ogni giorno in funzione della domanda e dell’offerta da parte degli investitori ed è per questo che esso può discostarsi anche di molto dal valore nominale. Ogni tipologia di azione, inoltre, attribuisce al possessore specifici diritti: diritti amministrativi (diritto di voto, diritto di impugnativa delle delibere assembleari, diritto di recesso, diritto d’opzione) e diritti economico – patrimoniali ( diritti al dividendo e diritto al rimborso). Esistono tre diversi tipi di azioni: ordinarie, di risparmio e privilegiate.

Le azioni ordinarie sono la tipologia più comune di azione e sono quelle che attribuiscono la piena qualifica di azionista. Non assegnano ai detentori nessun privilegio in relazione alla distribuzione dei dividendi o alla ripartizione dell’attivo in sede di liquidazione della società, ma danno agli azionisti il diritto a partecipare ed a votare alle assemblee convocate per prendere le decisioni più significative relative alla vita della società stessa.

Le azioni di risparmio sono azioni che godono di privilegi patrimoniali rispetto alle azioni ordinarie: possono essere emesse solamente da società con azioni ordinarie quotate sui mercati regolamentati. Le azioni di risparmio sono state introdotte esclusivamente per incentivare l’investimento azionario da parte dei piccoli risparmiatori, i quali, non essendo interessati all’esercizio dei diritti amministrativi (diritto di voto, diritti d’opzione), potessero avere migliori diritti economico – patrimoniali rispetto agli azionisti ordinari. Tali azioni hanno diritto ad un dividendo minimo garantito (dividendo annuo minimo pari al 5% del valore nominale) e comunque maggiorato rispetto a quello dato alle azioni ordinarie (un ammontare pari al 2%). Nel caso in cui la società non distribuisca utili, i possessori delle azioni di risparmio hanno il diritto di recuperare il dividendo minimo nei due anni successivi. In caso di scioglimento della società, tali azionisti hanno diritto di prelazione nel rimborso del capitale sugli azionisti ordinari. Infine, sono prive di diritto di voto e di intervento nelle assemblee ordinarie e straordinarie.

Le azioni privilegiate attribuiscono ai titolari una preferenza rispetto alle azioni ordinarie in sede di distribuzione degli utili (prelazione sui dividendi o dividendo maggiorato rispetto alle azioni ordinarie) e di rimborso del capitale allo scioglimento della società. Tali azioni hanno delle limitazioni dei diritti amministrativi (non hanno diritto di voto, diritto d’impugnativa delle delibere assembleari, diritto di recesso, diritto d’opzione), conferiscono all’azionista il diritto a partecipare all’assemblea straordinaria (dove gli azionisti decidono le modifiche dell’atto costitutivo, aumenti o diminuzioni del capitale sociale, emissioni di obbligazioni, nomina e poteri dei liquidatori), ma non a quella ordinaria (dove viene approvato il bilancio, decisa la distribuzione degli utili e la nomina del consiglio di amministrazione).

Conto Deposito Libero o Vincolato – Cosa Scegliere

Come scegliere tra Conto deposito libero o vincolato?

L’alternativa è varia e la scelta deve essere attenta!

In un periodo di instabilità economica come quello attuale, tutelare i propri risparmi da perdite finanziarie risulta essere un pensiero comune per molti risparmiatori che trovano nel conto deposito una cassaforte in cui depositare i propri risparmi senza correre grossi pericoli.
Il mercato offre varie tipologie di conti deposito che si distinguono tra loro per vari aspetti, anche se n verità a differenziarli è una caratteristica che li distingue in liberi o vincolati.

Andiamo a vedere nel dettaglio di che cosa si tratta.

Il conto deposito libero, si deve appoggiare ad un conto corrente tradizionale, e consente al cliente di accedere velocemente alla somma di denaro depositata, potendo ottenere un buon rendimento grazie ai tassi di interesse molto
convenienti. Questo tipo di conto deposito è indicato per coloro che improvvisamente potrebbero avere la necessità di avere liquidità economica.

Le operazioni permesse dal conto deposito libero sono quelle di versamento e prelievo.
Il conto deposito vincolato prevede, al contrario di quello libero appunto, che il cliente non possa accedere alla somma depositata per l’intera durata del vincolo che viene stipulato con il primo contratto con la banca, un vincolo che può variare, in genere, da 1 mese a due anni.

Il conto deposito vincolato offre rendimenti con interessi più elevati rispetto al deposito libero.

In caso di rescissione anticipata del contratto, alcune banche si riservano l’opportunità di applicare delle penali, o anche di non conteggiare gli interessi maturati fino al momento della chiusura del conto.

La scelta della tipologia di conto deposito varia ovviamente rispetto alle proprie esigenze personali.

Vincolare le somme per un periodo troppo lungo, potrebbe essere un’opzione poco allettante, oppure potrebbe rappresentare un salvadanaio sicuro nei momenti di crisi finanziaria.

Nella scelta su quale tipologia conto deposito aprire, è sempre utile valutare le differenti tipologie di prodotto offerti dalle banche italiane.

Ad esempio tra alcuni dei conti deposito più convenienti ci sono il conto deposito di CheBanca!, IBL Banca, Conto InMediolanum, Webank, Iwbank, Conto Rendimax e conto arancio.

Future e Leva Finanziaria

Vi avevo accennato alla leva finanziaria dei future (o derivati), vediamo ora di capire in cosa consiste e di conseguenza come sono strutturati questi strumenti finanziari. Vi sarà capitato di dover alzare un oggetto molto pesante aiutandovi con un bastone di materiale più o meno resistente , o ancora più comunemente di dover utilizzare il crick della vostra auto per sollevarla e sostituire il pneumatico forato. Bene, il bastone e il crick dell’auto sono quelle che in fisica vengono comunemente chiamate “leve”. Tramite il loro utilizzo riusciamo a spostare pesi anche molto al di sopra della nostra portata.

In finanza il principio è lo stesso, solo che ciò che andiamo a spostare non è un peso ma uno strumento finanziario di valore monetario molto più elevato rispetto al nostro investimento vero e proprio. Come sostengo da sempre, un esempio pratico vale più di mille parole. Un contratto future del nostro indice S&P/Mib ha una leva finanziaria di 1:5 (si legge 1 a 5), questo significa che se l’indice segna ad esempio 20.000 punti il suo valore è di 20.000 x 5 = 100.000 euro.
DOMANDA: Ma ho bisogno di tutti questi soldi per acquistare un contratto future?
RISPOSTA: No, abbiamo detto che c’è la leva finanziaria e per quanto riguarda il mercato dei derivati italiani (IDEM) la Cassa di compensazione e Garanzia dice che per acquistare un contratto è necessario coprire il 14,5% del suo valore. Quindi il costo per l’acquisto del future è 20.000 x 5 x 14,5% = 14.500 euro.

Morale della favola, con 14.500 euro si può acquistare un contratto dal valore di 100.000 euro! Capite ora cosa significa effetto leva?
A questo punto è facile capire che se si entra in posizione rialzista (o long nel gergo del trading) quando l’indice segna 20.000 punti e chiudo la posizione a 20.100 guadagnando 100 punti contestualmente avrò anche guadagnato 5 x 100 = 500 euro. Attenzione però al rovescio della medaglia: se si sbaglia la posizione e anzichè guadagnarli si perdono 100 punti, viene da se che avremmo regalato al mercato 500 euro.

A seguito vi riporto i principali mercati future e i loro controvalori:

S&P/MIB40 future: nome impronunciabile, tanto che i più continuano a chiamarlo col vecchio nome Fib. Quest’ultimo era il derivato sul vecchio indice MIB30 cancellato dalle quotazioni il 17 settembre 2004. Al suo posto è quotato al momento S&P/MIB40. La differenza è che oltre ai maggiori 30 titoli ne sono stati aggiunti altri 10 presi tra l’indice Midex e il Nuovo Mercato. Il derivato ha un controvalore pari a:
valore battuto x 5 euro

Dax Future: è il contratto sull’indice tedesco Dax, quotato sul circuito Eurex dal 1997, che un controvalore pari a:
valore battuto x 25 euro

DJ Eurostoxx50 Future: è il contratto derivato sull’indice europeo Dow Jones Eurostoxx50, che racchiude i principali 50 titoli delle borse euro, quotato dal 1999 sul circuito Eurex ha un controvalore pari a:
valore battuto x 10 euro

E-mini S&P500 Future: è il contratto derivato sull’indice USA S&P500, nella versione “mini”, essendo quello maggiore assolutamente illiquido e riservato ai soli operatori istituzionali. Tengo d’occhio questo derivato essendo in assoluto il riferimento azionario per tutti gli altri nel mondo. Viene scambiato sul circuito CME e ha un controvalore pari a:
valore battuto x 50 dollari