Come Aprire una Pizzeria Rossopomodoro in Franchising

Quando si parla di cucina italiana, si pensa immediatamente alla pizza. Nessuno di noi riesce a farne a meno e una delle prime cose che richiedono i turisti quando vengono in Italia è proprio la pizza. Ed è proprio su questo simbolo della gastronomia nazionale che si stanno diffondendo sempre di più le catene di pizzerie, prima fra tutte Rossopomodoro, che consente di gustare tutti i cibi della tradizione, dalla pizza alla pasta.

Il marchio napoletano leader del settore offre la possibilità di aprire una pizzeria in franchising in tutta Italia e anche all’estero. Vediamo insieme quali sono i requisiti.

Rossopomodoro punta molto alla qualità dei propri prodotti e dei servizi offerti, per cui è molto esigente nella selezione dei propri collaboratori.

I requisiti per aprire una pizzeria Rossopomodoro in franchising riguardano soprattutto la disponibilità del capitale, le caratteristiche del locale e la possibilità di seguire corsi di formazione.

Il locale dovrebbe essere situato in una zona visibile del centro abitato o di un centro commerciale, e deve avere una superficie totale di circa 350mq, su uno o più livelli, con almeno due canne fumarie per l’installazione del forno a legna.

L’investimento iniziale si aggira intorno ai 650 euro al mq, ai quali andranno aggiunti circa 600 euro per l’arredamento e anche la quota destinata all’acquisto della disponibilità del locale. Il diritto d’ingresso è pari a 50.000 euro e alla Società spetta anche il 4% delle vendite nette, più l’1% del contributo di comunicazione.

Non è necessario avere particolari esperienze nella ristorazione, ma il futuro direttore, il pizzaiolo, i camerieri e tutto il personale devono essere disponibili a seguire un corso di formazione di 3 mesi.

Il guadagno che si può ricavare dall’apertura di una pizzeria Rossopomodoro può raggiungere anche il 20% del fatturato totale, proprio perché si sceglie di affidarsi ad un marchio conosciuto ed affidabile, per il quale la tradizione gastronomica nazionale e la qualità degli ingredienti vengono al primo posto.

Come Diventare un Erborista

Da anni ti rivolgi alla tua erborista di fiducia per la cura e la bellezza del tuo corpo. Ogni volta che ti immergi nel profumo delle erbe e delle piante, ti chiedi perché hai accantonato il tuo desiderio di lavorare in un’erboristeria. Probabilmente, non avevi a disposizione tutte le informazioni utili per realizzare il tuo sogno lavorativo, e hai passato del tempo a chiederti “ma come si diventa erborista?”.

Per rispondere a questa domanda, bisogna prima di tutto chiarire di che figura professionale si tratta.

L’erborista non è solo un semplice commesso che trascorre le proprie ore di lavoro dietro un bancone, vendendo tisane e bagnoschiuma profumati.

L’erborista è colui che si dedica prima di tutto alla conoscenza delle proprietà e i benefici delle erbe, per poter consigliare e realizzare i rimedi ideali per i propri clienti.

La mansione principale di chi lavora in un’erboristeria è sicuramente quella di vendere prodotti che siano adatti a tutte le esigenze. Per questo motivo non devono mai mancare i classici cosmetici, dalle creme per il corpo ai prodotti per il make-up, tutti rigorosamente biologici e naturali.

L’erborista, però, deve anche riuscire ad offrire ai clienti dei rimedi erboristici e fitoterapici adatti. Oltre alle tisane preconfezionate, deve saper realizzare miscele individuali. Che la camomilla sia ottima per dormire e che la lavanda profumi i cassetti è risaputo, ma non tutti sanno, ad esempio, che l’iperico aiuta a sentirsi meno tristi.

Per lavorare in un’erboristeria non sono obbligatori dei titoli di studio, ma è chiaro che l’erborista più preparato è quello che ha maggiori conoscenze.

Per questo è preferibile aver conseguito una laurea triennale in Tecniche erboristiche, ma sono ottime anche quella in Farmacia o Agraria.

Un erborista specializzato può comprendere meglio i problemi dei propri clienti, aiutandoli a risolvere i disturbi con migliori risultati e maggiori guadagni.

Come Tenere Alto l’Interesse Verso la Propria Attività

Avete lanciato la vostra attività, avete scelto il nome, il logo identificativo, avete registrato il vostro marchio e siete quindi tranquilli che nessun altro possa avere la vostra stessa identificazione.
Avete promosso a dovere la vostra attività, creando un interessante evento di inaugurazione ed associando ad esso moltissima pubblicità; avete creato un sito web che tenete costantemente aggiornato, nel quale proponete la vostra attività ed informate la potenziale clientela su sconti, promozioni, o più semplicemente sui servizi che la vostra attività offre.

A questo punto, il primo pensiero è quello di godersi il meritato riposo e lasciar fare tutto al personale che avete assunto. Sbagliato!
Una delle principali cause di fallimento di una attività è la mancanza di interesse da parte dell’imprenditore, che una volta avviata l’attività ritiene di aver svolto un ottimo lavoro e, piano piano, lascia tutto nelle mani di terze persone.
Rispondete a questa domanda: di chi è l’impresa?
La risposta cela in sé la soluzione per mantenere in vita e soprattutto in ottima salute la vostra attività: solo l’imprenditore può avere a cuore il proprio negozio più di chiunque altro, e solo lui, quindi, ha il dovere e la possibilità di fare in modo che l’attività non conosca il proprio declino.

Quali sono, quindi, le cause per le quali un locale può fallire?
Prima di tutto, la mancanza di una strategia di vendita, ed eventualmente anche una buona dose di scarsa informazione o preparazione: il primo punto riguarda anche eventuali attività in cui, per risparmiare, siano stati assunti amici o parenti con una infarinatura generale e non dotati di un corso di formazione che ne abbia garantito la professionalità. Uno dei primi investimenti da fare sulla propria attività, lo abbiamo detto, riguarda proprio il personale, che deve di norma essere qualificato – possedere cioè delle qualifiche, delle competenze, delle reali capacità – e che abbia frequentato corsi di formazione e di aggiornamento.

Se il personale non risponde a questi requisiti, con il passare del tempo vi renderete sempre più conto che la totale inesperienza si farà sempre più notare, e ciò potrebbe rivelarsi deleterio: cassieri, camerieri, cuochi che improvvisano questo lavoro – giusto per fare qualche esempio – non porteranno mai a nulla di buono.
Un altro mito da sfatare è quello secondo cui la localizzazione dell’attività sia il solo punto fondamentale per mantenere in vita il successo della stessa: a volte molti imprenditori pagano fior di quattrini per ottenere un locale in punti strategici, salvo poi non saper gestire tutte le risorse di cui dispone, finendo così col far diventare la propria attività “una tra le tante”.

Un’altra causa del fallimento può essere quella di non avere bene in mente le entrate e le uscite, non sapendo quindi ben gestire il denaro: quanti sono i proprietari che, del tutto ignari dell’andamento della propria attività – perché se ne interessano poco, credendo di poter lasciare tutto nelle mani del personale – spendono e spandono semplicemente aprendo il registratore di cassa? Un consiglio utile può essere quello di assegnarvi uno stipendio, proprio come fate con il personale che lavora per voi: questo vi aiuterà a tenere i piedi ben piantati per terra ed a non correre il rischio di spendere più di quanto realmente guadagnate.
Pianificate la vostra attività ed interessatevene personalmente: cercate di avere sempre bene in mente degli obiettivi da superare secondo un tempo prestabilito, e fate di tutto per ottenere il risultato desiderato. Impegnarvi in un obiettivo può essere molto positivo perché vi aiuterà a vedere la vostra attività con occhi meno distaccati: in fondo, dopo tutti i sacrifici per ottenere i permessi, le file burocratiche, il denaro ed il tempo investiti, meritate che la vostra attività raggiunga presto il successo e non cada nel limbo del fallimento.

Come Aprire un’Enoteca di Successo

Se il vino è la vostra passione, e magari da ragazzini sognavate di diventare degli stimati sommelier, potreste accogliere l’idea di aprire un’enoteca.
Innanzitutto, chiariamo meglio, cos’è esattamente un’enoteca? Di cosa si occupa? Quali servizi offre?
L’enoteca è un esercizio commerciale adibito ed autorizzato al commercio del vino (l’etimologia stessa del nome è greca, da enos, vino, e teca, contenitore), volto a fornire ai consumatori appassionati del vino e della sua cultura la possibilità di degustare vini ed eventualmente acquistarli.

Molti anni fa, l’enoteca si occupava solamente della vendita di vini locali e regionali, ma con la crescita dell’interesse verso il settore alimentare e delle bevande soprattutto negli ultimi anni, il volto di questi negozi sta lentamente cambiando, e quando oggi si parla di enoteca si pensa soprattutto a qualcosa tipo una “biblioteca del vino”, un settore insomma di nicchia dove trovare informazioni sui vini e sulla cultura del vino, piuttosto che essere un punto di distribuzione e vendita di grandi quantitativi di vino.
Non vi è più, in sostanza, una limitazione alla sola vendita del prodotto, ma una sorta di espansione dell’esercizio commerciale: all’interno di un’enoteca, infatti, oggi non ci si limita solo ad acquistare del buon vino con l’ausilio dei consigli di un esperto del settore, che informerà anche su eventuali abbinamenti di cibo, ma ci potrà il più delle volte anche fermare e gustare degli ottimi prodotti “fatti in casa”, nell’idea di un richiamo alle vecchie osterie di un tempo.
Un tipo di approccio, questo, che sta avendo un grande successo in Italia e che garantisce al commerciante anche un buon riscontro economico rispetto a quanto si riuscirebbe a raggiungere se ci si limitasse, come un tempo, solo alla vendita del prodotto.

Se, alla luce di tutto questo, siete affascinati dal tipo di negozio che potreste gestire, allora sarebbe il caso di iniziare ad approfondire la cosa, magari recandovi presso il vostro comune di residenza per richiedere ed ottenere tutte le informazioni del caso.
Come per ogni tipo di attività, dovrete infatti ottenere delle licenze e delle autorizzazioni: per aprire un’enoteca, dovete prima di tutto rivolgervi alla Confcommercio ed alla Confesercenti per ottenere tutte le informazioni possibili all’avvio della attività, tenendo anche chiaramente conto del fatto che vi servirà anche una licenza.

Contattate pertanto anche la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), che oltre a darvi maggiori informazioni potrà anche fornirvi ottimi consigli sul tipo di preparazione che dovreste avere, magari indirizzandovi verso corsi specifici nel settore. Poiché, come abbiamo detto, aprire un’enoteca oggi significa anche avere una buona conoscenza del settore, non è sufficiente una sola licenza di vendita ma bisogna anche possedere una buona preparazione nel campo: non ci si può ovviamente improvvisare esperti sommelier, anche perché, visto il grado di successo che questo tipo di attività – oggi meglio conosciute come wine-bar – sta avendo sul pubblico, è importante sapersi difendere dalla concorrenza nel miglior modo possibile.

Prima di aprire un’enoteca, quindi, pensate all’investimento che ciò comporterebbe: oltre all’investimento nell’attività stessa – a livello di locale, arredamento, fornitura, documentazioni e certificati da ottenere, ecc. – dovete tenere conto del fatto che vi servirà una buona preparazione, pertanto un buon corso di sommelier (autorizzato) potrebbe costarvi all’incirca 2000 euro, ma farebbe sicuramente la differenza, soprattutto se la vostra idea è quella di aprire un wine-bar. Qui, infatti, proporrete anche una selezione di prodotti alimentari che andranno accompagnati al vino, e solo una preparazione completa può aiutarvi in questo.

Quali sono gli aspetti possibilmente “negativi” di cui tenere conto? Prima di tutto, la concorrenza. Essendo questo un settore in crescita, saranno certamente in molti ad avere la vostra stessa idea: la parola chiave, anche in questo caso, è distinguersi dalla massa, offrendo un prodotto non solo selezionato, ma anche dotato di tutte le varianti possibili, ed in cui la preparazione e la formazione professionale la faranno da padrone.

Molto interessante.

Come Diventare un Idraulico

Possiamo vedere tutti come il mercato del lavoro sia profondamente cambiato. Oggi, rispetto al passato, prendere una laurea non è garanzia di lavoro, anzi, ad essere più avvantaggiati sembrano essere coloro i quali svolgono lavori manuali.

La stessa normativa ha presentato il contratto di apprendistato come uno strumento cardine per migliorare la situazione del lavoro tra i giovani e ha ribadito come ci siano molti lavori ormai poco diffusi, ma molto richiesti. L’idraulico è uno di quei mestieri che è poco toccato dalla crisi, per una serie di motivi.

Lavora in un settore in continua evoluzione; Fare l’idraulico oggi non significa lavorare in una bottega artigiana, ma molto spesso si viene assunti da imprese che si occupano dell’installazione e della manutenzione degli impianti di riscaldamento. Si lavora sempre al passo con i tempi dunque. Volendo ci si può anche mettere in proprio.

Dopo avere assolto all’obbligo scolastico si possono fare 3 anni di apprendistato presso un’azienda del settore o presso un artigiano. Se invece si è in possesso di un diploma tecnico-professionale è necessario un tirocinio di un anno. Per dettagli è possibile vedere quest guida su Professioniecarriere.com.

Una volta finita la formazione è possibile, previa documentazione attestante la propria esperienza, rivolgersi alla Camera di Commercio della propria Provincia ed iscriversi all’Albo degli artigiani, nonché avere una propria attività ed aprire una Partita I.V.A.

Se si sceglie dunque di percorrere la strada imprenditoriale è necessario avere nozioni di economia, business plan, gestione del personale.